Tò demez l istitut ladin, chesta la proposta fora de uega dl Minister Renato Brunetta
L istitut ladin de Fascia à cherdé ite per en doman da les 16.00 a na conferenza stampa per tò ofizialmenter posizon - Chi ti à pa dit al Minister de l mete sun sia "Lista neigra"? - Toutes de posizion
Chisc dis à fat la roda na autra matada dl Minister dla Funzion Publica, Renato Brunetta. An sà che al é demeztroi encantourn con la forfesc a taié "la speisa publica". Anter les istituzions che al volessa sen tò demez, ajache al ti pèr che ales ne sie de degun utl él - ciala medré - ence l istitut cultural ladin, zenza splighé plu avisa per co y ciodì. Da lieje l articul dantcà tl "Panorama", olàche chest articul é comparù de otober tl numer 42, ne capéscen nia avisa de ciun che al se tratassa, de chel de Vich, de chel a San Martin o de chel a Col o de duc. La domanda che an se fej: Ciugn politics de mandreta dl post ti à pa fat al Minister na tel proposta fora de uega? La afermazion de Brunetta é vegnuda sourantouta dal foliet "Trentino".
Les afermazions de Brunetta fej bendebot demarevueia, ajache i istituc ne toma nience tla competenza dl Minister. I istituc ladins de Fascia y de San Martin é vegnus istituis tres leges provinziales y toma plenamenter te sia competenza. L minister Brunetta ne à degun dert de se ficé ite te chesta chestion. An sà endere dret ben che per la mandreta taliana é i ladins dagnora stés na sort de "tacia grija" da sfrié demez. Les declarazions de Brunetta fej demarevueia per chesta rejon: Chi che é pa jus da Brunetta a ti propone de mete sun sia "lista neigra" valch de tel? Cler méssel ester sté valch politich de mandreta tla provinzia de Trent o de Bulsan o enfinamai de Fascia, bonamenter dal certl de sie partì l "Polo delle Libertà (!) (PdL)" a chel che ence la lista fasciana "Fassa" de Gino Fontana y la Lega Nord fej referiment pro chestes lites provinziales. I fascians é avertis. Da n valgugn dis sona l Istitut Ladin de Fascia ciampana martel. Al met a jì endoman da les 16.00 ence na conferenza stampa per tò ofizialmenter posizion a chela che al é vegnù envié i organs de informazion, les autorités locales y i raprejentanc dles organisazions ladines.
Cari Amici e Amiche,
il quotidiano locale “Il Trentino” riprende oggi (17.10.2008) una dichiarazione rilasciata dal Ministro Brunetta al settimanale Panorama, secondo il quale l’Istituto Culturale Ladino, che ho l’onore di presiedere, sarebbe “un ente inutile” destinato ad essere soppresso.
Non intendiamo spendere nemmeno una parola per difendere le ragioni dell’esistenza del nostro Istituto, e nemmeno per illustrare l’impegno profuso in questi decenni di lavoro. Chiediamo invece a tutti coloro che conoscono o hanno conosciuto in varie maniere l’opera svolta dall’Istituto in favore della cultura e della lingua ladina di esprimere il loro parere in merito.
Oltre ai fatti, dovranno essere i cittadini a parlare: i fassani, in primo luogo, i ladini delle Dolomiti, gli esponenti delle minoranze linguistiche del Trentino - Alto Adige e delle altre regioni italiane ed europee, le associazioni militanti, il mondo scolastico, le istituzioni locali e regionali, i comuni, le forze politiche e sociali a valutare se l’Istituto Culturale Ladino è davvero un ente inutile, e se quindi debba essere soppresso.
Attendiamo fiduciosi le Vostre opinioni e dichiarazioni, che provvederemo ad inoltrare per doverosa conoscenza alle autorità provinciali e nazionali. Grazie per la Vostra disponibilità.
Per l’Istitut Cultural Ladin “majon di fascegn”
prof.ssa Mirella Florian
(Presidente)
Na touta de posizon de Davide Bondoni
Buongiorno,
io non sono ladino, ma questa notizia mi ha profondamente addolorato. A parte il fatto che viene da pensare come mai, ogni qual volta si debbano fare dei tagli a farne le spese sono sempre i canali culturali. Gli italiani devono essere un popolo di incolti? Come ha osservato giustamente il maestro Abbado, uno stato colto è uno stato ricco. Non è vero il viceversa.
Nel caso specifico, l'istituto fassano non solo obbedisce all'esigenza di consegnare al futuro l'eredità culturale ladina, ma è anche un mezzo (se non l'unico) per mantenere viva la lingua ladina, per infonderle nuova linfa. Altrimenti, c'è il rischio concreto di dimenticarla.
Non solo, il preservare tale lingua significa assumersi la responsabilità di accettare la diversità, la singolarità, la minoranza in un panorama che vorrebbe appiattire tutto su degli standards anonimi e piatti. Il novecento ci ha insegnato dove può portare il rifiuto accanito del diverso. Abbiamo dimenticato la lezione?
Nella 'Dialettica dell'Illuminismo', gli autori, Horkheimer e Adorno sottolineano che presto sarebbe finito anche il progetto nazionalsocialista. Ma si domandano anche se perciò sarebbe sorta una società più giusta. Non rispondono. La domanda, infatti, è retorica.
Mi permetto di rinviare alla 'Filosofia dell'educazione', Mantegazza, Bruno Mondadori; in particolare, al capitolo 'Educare dopo Auschwitz'. Qui viene messo chiaramente in luce la natura della nostra società, nata all'insegna del rifiuto dell'alterità.
Siamo sicuri di volere una società cosiffatta? L'uomo unidimensionale di marcusiana memoria?
Inoltre, dal punto di vista pratico, non credo che le scuole possano supplire all'attività di tale istituto. La scolarizzazione porta ad integrare l'individuo nel macroscopico, non può indugiare nel particolare. Non è il suo compito. Nè la semplice comunicazione orale, o quella rapsodicamente scritta possono supplire ad un'attività ben strutturata quale quella dell'istituto. Forse, si può contestare questa o quella scelta, ma non il progetto di base. Del resto, nulla è immune da un'interpretazione polisemica.
Distinti saluti,
Davide Bondoni