Canche Ampez fova pro Tirol y autonom
N ARTICUL SUN L CORRIERE DELLA SERA SPLIGA LES GAUJES STORICH-CULTURALES DLA GHIRANZA REFERENDARA
N articul con trueps detais storics àn podù lieje enier sun l "Corriere della Sera/enjonta Alto Adige" a desmostrazion che la stampa taliana ciala ence da capì y de splighé ciunes che é les gaujes storiches. L titul é: Canche Cortina fova ciamò tiroleisa. Y autonoma." L autour é Carlo Milesi, autour de articui storics, che espon en gran lignes ciunes che é les rejons storich-culturales, dantadut di ampezans da se damané enier desche encuei, la mudazion teritoriala. Noeles.net met a jì na enrescida (ciala modul a man dreta) olàche i podeis dé ju vosta minonga ciun che i rateis che l resultat podessa ester.
Cortina d'Ampez con l ciampanil de gliejia sun n retrat da zacan.
Lasciamo agli addetti ai lavori districarsi nel ginepraio della burocrazia per dirimere la questione se i comuni di Cortina d'Ampezzo, Colle Santa Lucia e Livinalllongo possano o meno aggregarsi al Sudtirolo. Fatto sta che il sogno di un redivivo grande Sudtirolo e l'auspicio di una più compatta "ladinitas" dolomitica stanno surriscaldando gli animi delle popolazioni interessate. Per le quali, in fin dei conti, non sarebbe altro che un "ritorno in patria" o - come molto sostengono - una tardiva riparazione ad un'ingiusta separazione etnico-culturale. Infatti, i comuni ora in fermento passarono all'Italia appena nel 1918, dopo circa quattro secoli di appartenenza al Tirolo, rispettivamente all'Austria. E dal punto di vista ecclesiastico le relative parrocchie appartennero all'ex diocesi di Bressanone dal 1789 al 1964.
Anni fa "Il Mattino dell'Alto Adige" riportava una dichiarazione del parroco di Colle Santa Lucia: "Sentimentalmente ci si sente più vicini a Bressanone che a Belluno, per ragioni soprattutto storiche e religiose". Ciò vale, naturalmente, anche per Livinallongo e Cortina d'Ampezzo. Qual è - per sommi capi - il retroscena diq ueste "ragioni storiche e religiose"? L'epoca austriaca di Cortina durò dal 1511 al 1918, da quando cioè l'imperatore Massimiliano si impossessò definitivamente del castello di Potestagno (da: boite-stein=rocca sul Boite) segnando così anche il destino degli ampezzani fino all'annessione di Cortina all'Italia dopo la "grande guerra". Gli ampezzani avevano prestato omaggio all'imperatore Massimiliano nonchè accettato la sudditanza alla Casa d'Austria ma, fieri della vasta autonomia conseguita già nel 1338 sotto il patriarcato di Aquileija (1077-1420) e goduta anche sotto la Serenissima (1420-1511), non vollero essere assimiliati e lottarono accanitamente per difendere e conservare i loro statuti, "regole" e sgravi fiscali compresi. Infatti, quando l'arciduca Ferdinando scrisse che "il comune d'Ampezzo è membro della provincia del Tirolo e ne gode tutti i benedfici; non può quindi sottrarsi agli oneri ...", essi risposero: "A quanti ci vien scritto di essere membri de Tyrol, noi poveri Ampezzani, vostri fedelissimi sudditi, mai non semo stati ne intendiamo essere membri, ovvero conumerati in deto condado de Tyrol ...". Insomma, non accettavano di essere "un cantone sotto l'ombra o il protettorato dell'Ausria"; intendevano - certo - conservare il loro territorio confederato al Tirolo, ma volevano anche mantenere la propria vasta e secolare autonomia. E così fu, sia pur con qualche contraccolpo, fino al 1918. Dal punto di vista ecclesiastico la terra d'Ampezzo, dopo esser stata per molto secoli sotto il patriarca di Aquileija, nel 1752 passò sotto Gorizia, una diocesi appositamente creata per la parte austriaca del Veneto. Nel 1787 l'imperatore Giuseppe II (il "re sagrestano") sciolse la diocesi di Gorizia e la parrocchia d'Ampezzo venne incorporata nella nuova arcidiocesi di Lubiana. Ma già due anni dopo (1789) fu aggregata alla confinante diocesi tirolese di Bressanone. Proprio durante questi frequenti "passaggi" nell'abbayia di Novacella era professore, decano e poi abate Leopoldo De Zanna, un ampezzano geniale e cultroe delle belle arti. Fu lui a realizzare la celebre biblioteca del monastero. Nel 1799 in Ampezzo arrivò per la prima volta il principe-vescovo brissinese Carlo del Londron, che cresimò ben 568 persone. Ampezzo visse poi l'epoca napoleonica e quella della rivolta tirolese sotto Andreas Hofer con le stesse preoccupazioni e partecipazioni riscontrate in tutto il Tirolo. Anche Cortina aveva i suoi "scizzeri" (Schützen) e contò i propri morti sui vari e mobili fronti di quegli anni.Dopo tre secoli di causa comune con i Tirolesi, nel 1815 gli Ampezzani rischiarono di essere sbattutto fra gli italofoni del Veneto austriaco. Ma tanto fecero e tanto brigarano che riuscirono a convincere il governo austriaco a tenerli nel Tirolo. Non si sentivano "cadorini" e non volevano passare per veneti. Allora come oggi!
L'Austria - "felix" anche per l'attaccamento dimostrato dagli Ampezzani durante le battaglie del 1848 - conferì la medaglia d'argento a tutti i 113 "scizzeri" d'Ampezzo e quella d'oro al comandante Ghedina.
Il resto della storia ampezzana è comune a quella toccata in sorte al Tirolo. Divenuta italiana, nel 1923 Cortina passò sotto la provincia di Belluno e nel 1964 sotto la diocesi di Belluno-Feltre. Uno sgarbo, quest'ultimo, rimasto a tutt'oggi indigesto, tanto più che Ampezzo - ma anche Colle Santa Lucia e Pieve di Livinallongo - avevano dato numerosi sacerdoti alla diocesi brissinese, molto dei quali hanno efficacemente operato in seno all'eterogenea (e non ancora accasata) comunità di lingua italiana.
Fra i più noti occorre ricordare i catechisti Soave Costantini (fondatore della Corale San Michele di Bressanone) ed Angelo Polato, i fratelli Cleto ed Angelo Alverà (carismatico direttore del Coro del Duomo brissinese), Angelo Cazzetta (cappellano dei "Gastarbeiter" friulani in Germania e poi delle carceri a Bolzano) nonchè mons. Luigi Pompanin, il roccioso e battagliero giurista e vicario generale dell'ex diocesi di Bressanone, che diede non poco filo da torcere anche al regime fascista.
Carlo Milesi