Les ghiranzes sourandedes a Prodi




L document sourandé a Prodi


I ladins da souramont podarà vegnì salvés, sce an i tira fora dal palù dl Venet – L document original che ti é vegnù sourandé dai Amisc dla Ladinia a Prodi



Illustrissimo Presidente Romano Prodi, nella speranza di trovare in Lei un convinto fautore dei diritti delle minoranze storiche e soprattutto delle legittime richieste dei tre comuni ladini storici di Col/Colle S. Lucia, Anpezo/Cortina d’Ampezzo e Fodom/Livinallongo, poniamo alla Sua attenzione gli obiettivi che ci siamo preposti di realizzare per garantire una salda tutela della minoranza ladina. Dopo che tali richieste furono disattese per un lungo periodo di 90 anni, i tre comuni in data 28-29 ottobre 2007 hanno espresso con voto plebiscitario la propria volontà di staccarsi dalla regione Veneto per ricongiungersi ai ladini della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, alla quale si sentono appartenenti per sentimento e identità storico-culturale.Document original sourandé a Romano Prodi
Illustrissimo Presidente,
Dopo che tali richieste furono disattese per un lungo periodo di 90 anni, i tre comuni in data 28-29 ottobre 2007 hanno espresso con voto plebiscitario la propria volontà di staccarsi dalla regione Veneto per ricongiungersi ai ladini della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, alla quale si sentono appartenenti per sentimento e identità storico-culturale. Questa scelta ha ragioni che vanno molto oltre a meri scopi economici e materiali. Le rivendicazioni dei tre comuni affondano le loro radici nella storia, nel comune destino che la comunità ladina ha avuto per secoli fino alla sua tripartizione nel 1923, e sono rivolte unicamente al ristabilimento dell’unità ladina in base ai principi nazionali e internazionali di tutela delle minoranze. Mentre in passato nel bellunese Cortina, Colle e Livinallongo erano gli unici comuni ad essere considerati ladini (anche se fu loro negato ogni riconoscimento ufficiale), oggi una ladinità artificiale, utilitaristica e funzionale ad un’improbabile concessione di autonomia alla provincia di Belluno ha preso piede un po’ ovunque. Quale sentimento sincero si cela dietro queste recenti rivendicazioni di comuni per i quali in passato la ladinità dei tre comuni storici fu oggetto di scherno e di umiliazione?
Proprio questi motivi – l’identità ladina, l’appartenenza culturale e storica al territorio sudtirolese, dal quale furono distaccati contro la propria volontà una prima volta nel 1923 e una seconda volta nel 1945, il pericolo di diluizione dell’elemento ladino all’interno di una “neo- o pseudoladinità” bellunese poco credibile e indefinita – sono stati determinanti per il risultato referendario di fine ottobre.
Riteniamo pertanto legittime le nostre richieste e nutriamo la speranza che il Parlamento Italiano in rispetto alla propria costituzione e alla carta europea delle minoranze che hanno come scopo la difesa tangibile e reale delle minoranze linguistiche ed etniche prenda una decisione rispettosa della volontà popolare.
Per salvaguardare i diritti della minoranza ladina e per impedire la sua estinzione, inevitabile, all’interno di un’entità amministrativa non in grado o indisposta a dare le dovute garanzie, La sollecitiamo a sostenere le nostre istanze per il passaggio di Regione.
Se il parlamento italiano malauguratamente non dovesse ritenere valide le richieste avanzate e confermare lo status quo, Le sottoponiamo in seguito i principali obiettivi necessari per una valida tutela della minoranza ladina limitatamente ai tre comuni storici-diritti peraltro già concessi – con risultati positivi evidenti – ai ladini delle valli di Gardena, Badia e Fassa con lo statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige/Südtirol:
la definizione della minoranza ladino-tirolese in provincia di Belluno secondo criteri linguistici, culturali e storici e perciò circoscritta ai tre comuni di Cortina, Colle e Livinallongo;
una legislazione chiara e specifica in merito alla tutela di questa minoranza ladina che esuli dalla semplice concessione di contributi o da normative generali non vincolanti;
istituzione di un comprensorio ladino-tirolese che accorpi i tre comuni citati (come già esistè tra il 1868 e il 1919);
la possibilità – nei tre comuni in questione – di dichiarazione di appartenenza linguistica secondo il modello sudtirolese;
l’assunzione di personale nell’amministrazione pubblica – sempre dei tre comuni – secondo i criteri della proporzionale (nuovamente secondo il modello in vigore in Alto Adige) garantendo l’accesso agli impieghi anche ai parlanti la lingua ladina;
l’obbligo di conoscenza della lingua ladina per gli impiegati pubblici dei tre comuni (secondo il sistema dei comuni ladini della Val Badia e Gardena);
l’insegnamento obbligatorio della lingua ladina nelle scuole dell’obbligo;
l’assunzione di insegnanti di madrelingua ladina;
una sovrintendenza scolastica ladina e un istituto pedagogico ladino, nel caso che l’estensione delle competenze delle istituzioni analoghe già presenti per le valli ladine della provincia di Bolzano ai tre comuni ladini storici della provincia di Belluno risultasse amministrativamente più onerosa;
garanzie nella gestione dell’Istituto Ladino Cesa de Jan;
una rappresentanza garantita nel Consiglio e nella Giunta della Provincia di Belluno;
rispetto da parte delle istituzioni nei confronti della storia e delle ricorrenze e festività della tradizione ladino-tirolese.
La realizzazione di questi obiettivi, che – lo ribadiamo – sono già operanti con evidente successo per la minoranza ladina nel Trentino-Alto Adige/Südtirol, è fondamentale e urgente per garantire la salvaguardia e la sopravvivenza anche della minoranza ladino-tirolese facente parte della provincia di Belluno. In caso queste richieste non dovessero essere accolte, alla perdita di identità seguirà l’inevitabile estinzione della lingua ladina nei comuni di Cortina, Colle e Livinallongo, una perdita non soltanto per l’Italia, ma per l’Europa intera.
Union Generala di Ladins dla Dolomites – Amisc dla Ladinia unida

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